Senzapensione

Senzapensione
Effetti della pensione del futuro

giovedì 24 maggio 2012

IL PENSIONATO PIU' RICCO D'ITALIA

Riroduco fedelmente l'artico trovato sul Blog del giornalista Mario Giordano. Ancora una dimostrazione di come questo paese non possa che sprofondare. Il pensionato più ricco d’Italia (quello che prende 90mila euro al mese) By Mario Giordano On aprile 30, 2011 "Molti mi hanno chiesto chi è il pensionato che prende dall’Inps 90mila euro al mese. Si chiama Mauro Sentinelli, è un ingegnere elettronico, ex manager della Telecom. E’ stato l’inventore del servizio prepagato Tim Card, tanto per dire. Nel 1999 è diventato Cavaliere della Repubblica, nel 2002 Commendatore, nel 2006 Grand’Ufficiale. Nella sua carriera, tutta telefonica, una sola ombra: la rottura piuttosto brusca, e mai spiegata fino in fondo, nel 2005 con Marco Tronchetti Provera. “A Mauro Sentinelli fu consigliato di passare alla cassa a non farsi più vedere”, scrissero allora i giornali. Sarà: ma se non doveva farsi più vedere perché nell’aprile 2010 è stato richiamato in Telecom come consigliere d’amministrazione? Nessuno l’ha mai spiegato. Sul punto non ci sono certezze. L’unica certezza è che il consigliere d’amministrazione di Telecom Mauro Sentinelli è il pensionato più ricco d’Italia. Prende 90.246 euro al mese , circa 3008 euro al giorno, che si vanno ad aggiungere al gettone di presenza Telecom. Ma l’incasso non gli deve sembrare sufficiente: nel marzo 2009 si è fatto nomrinare anche amministratore unico di Ectel Internation Sr e nel giugno 2010 è diventato presidente del consiglio d’amministrazione di Enertel Servizi Srl. Non male per un pensionato, no?" Cos' se ne vanno i nostri contributi.

giovedì 10 maggio 2012

i tempi del governo e del parlamento

Tre giorni per approvare una riforma delle pensioni iniqua e raffazzonata e tre mesi per arrivare a tagliare solo il 50% di 180 milioni di euro dell'ultima trance del finanziamento pubblico ai partiti. Anche dopo la batosta elettorale che ha portato violentemente alla ribalta il MOVIMENTO CINQUESTELLE, Governo e Parlamento mostrano di vivere in una dimensione diversa dal reale. Lo status quo va protetto e tutelato, succede con il lento pede nel procedere agli accordi con la svizzera per la tassazione dei capitali che altri paesi, con ben altra situazione finanziaria, hanno da tempo adottato, con la riottosità a riconoscere lo scandalo delle pensioni d'oro. Nel programma del Movimento Cinquestelle non ho trovato riferimento alla materia pensionistica. Di pensioni e di taglio delle pensioni sopra i 3 mila euro mensili ha parlato invece più volte Grillo. Aspettiamo che le dichiarazioni siano trasferite nel programma e chiediamo tutti che sia fatto al più presto. Poi, tutti insieme, votiamo Cinquestelle e... incorciamo le dita.

lunedì 7 maggio 2012

PENSIONE SECONDO HOLLANDE

Sento per radio 24 che Hoollande ha parlato di abbassare l'età pensionabile in Francia. Francamente, dato che in Francia già si va in pensione prima che in Italia, non sono molto certo che la promessa troverà spazio all'interno della scelta di deficit spending del nuovo governo francese. E' certo però che la sola idea che se ne possa parlare, nell'ambito di un oculato aumento della spesa pubblica per il rilancio dell'economia e dell'occupazione in Francia, è da solo buon segnale, una ventata d'aria diversa dalla cappa che ha oscuarto ogni prospettiva di vivibiltà negli ultimi tempi. Certo, dato il livello del suo debito, probabilemnte la Francia si può quantomeno permettere di parlarne. L'Italia, di abbassamento dell'età pensionabile, non ne potrà forse parlare mai, ma di difesa di un livello di pensione onorevole sì, a fronte, soprattutto, del livello di contribtui cumulati da ogni lavoratore. Un obbiettivo che si potrebbe raggiungere in breve tempo, semplicemente tagliando le pensioni più alte, sopra i 2500-3000 EURO mensili.

giovedì 3 maggio 2012

Il governo si cura dei pensionati...D'ORO

E’ notizia di oggi, quella che ha visto il governo andare sotto grazie al voto di IDV, Lega e PDL sulla questione PENSIONI D’ORO. La misura bocciata era quella che avrebbe consentito ai massimi dirigenti di stato il cui stipendio è sceso al misero livello di 300.000 euro (trattamento economico del primo presidente della Corte di cassazione) di escludere che il nuovo e più basso emolumento faccia parte della base di calcolo della quota di trattamento pensionistico da liquidare secondo il sistema retributivo. Capitooo che cosa fa il governo in età di aurea pensione. Si cura e difende la categoria. Si dice che il provvedimento sia stato preso per evitare pronunciamenti sfavorevoli della Corte Costituzionale, la stessa che pochi mesi fa ha bellamente bruciato il referendum sulla legge elettorale. In realtà si tratta di una vera e propria difesa della casta ed una evidente dimostrazione di insensibilità verso la quasi totalità degli italiani. Fa specie la compagine attore del voto contrario. Ai presentatori originari della mozione, IDV e Lega, si è infatti aggiunto successivamente il PDL. Che si tratti di una manovra per annullare anche il provvedimento che taglia gli stipendi dei manager pubblici? Vedremo.

mercoledì 2 maggio 2012

L'ineffabile senator IACHINO

Iersera, facendo zapping, sono stato catturato dalla voce stridula del Senatore Iachino che duettava con Cremaschi su Porta a Porta. Domanda: ma chi lo ha votato uno così? Uno che di fronte alle oggettive ed incontestabili argomentazioni di Cremaschi ha continuato a ripetere l’abusata litania che la fiducia dei mercati e degli investitori vuole l’eliminazione dell’art. 18, fino a spingersi poi a dire che la riforma Fornero, allineandosi alla normativa della Germania, prevede per il lavoratore ingiustamente licenziato per il quale non sia stato disposto il reintegro una indennità maggiore di quella prevista per i lavoratori teutonici. Ben 24 mensilità contro le sole 18 germaniche. Peccato che la possibilità di trovare lavoro nella germania del PIENO IMPIEGO sia assai diversa che in italia dove la disoccupazione effettiva ha ormai la doppi a cifra e le 24 mensilità (se e quando disposte dal giudice) non rappresenterebbero che l’addio stabile al lavoro. Ma per il senatore del PD Iachino, i dati macroeconomici incontestabili poco contano. In mente non c’è che l’art. 18 e la necessità di eliminarlo per far si che “dalle aziende che si trovano in esubero di personale i lavoratori possano spostarsi verso quelle che si trovano in carenza”. Una analisi da vero economista, ricercatore, professore emerito, dirigente fiom e parlamentare PCI che merita davvero un applauso!!!

venerdì 27 aprile 2012

Lettera a GRILLO

Caro Beppe, Grazie all’ISTAT i giornali di oggi (27 aprile) hanno svelato che metà delle pensioni pagate vale meno di 1000 euro al mese. 1000 €! Una pensione che la maggior parte dei giovani lavoratori e di quelli di mezza età, si sognano di avere al compimento dei 65 anni e passa. Difficile infatti che un normalissimo lavoratore dipendente possa superare quel limite, causa coefficienti di rivalutazione agganciati ad un andamento del PIL negativo o inesistente. E’ la condanna di chi avrà la pensione calcolata con il sistema CONTRIBUTIVO ma che di contributivo non ha nulla, visto che non restituisce di fatto che la minima parte di quanto versato in 40 anni e passa di lavoro e senza rendere disponibile alcun capitale. Ma è di un dato non detto dall’ISTAT e non segnalato dai giornali che volevo parlare. Non si dice infatti che su 253 miliardi pagati di pensioni nel 2009, ben 37,7 (cioè quasi il 15%) sono andati ad un solo 4,3% di pensionati e che 2,6 milioni su 16,7 milioni totali sono invece i pensionati che percepiscono più di 2000 €. al mese di pensione. Costano da soli 91 miliardi di euro e percepiscono una pensione già superiore allo stipendio medio di un impiegato o di un operario (tra i 1200 e i 1400 €.) che con i propri contributi oggi pagano pensioni maturate con 15, 20, 25 anni di lavoro e calcolate sull’ultimo stipendio percepito. Fra tutte le misure, questo governo di tecnici in età di aureo pensionamento, non ha realizzato che la prima vera manovra da fare sulle pensioni è il taglio di quelle pensioni che, per durata e livello retributivo, non sono state guadagnate nel corso della vita lavorativa. Tagli a partire dal 3% per le pensioni sopra i 2000€ per arrivare al 15% per quelle sopra i 3000€ porterebbero nelle casse dello stato quasi 9 miliardi di euro da utilizzare per sostenere il reddito di chi non arriva a fine mese, ha perso il proprio lavoro e per chi il lavoro lo sta cercando o lo cercherà. E in futuro, magari, anche per riportare a maggiore equità questo sistema pensionistico che condanna i più giovani come i lavoratori di mezza età. Il popolo del contributivo e del misto che oggi consente che quelle stesse pensioni vengano mensilmente pagate! Confidando di esserti stato utile e che tu lo possa essere per tutti i futuri pensionati, un cordiale saluto

martedì 24 aprile 2012

stipendi fermi come nell'83

Dice l'Istat che la forbice fra aumnento degli stipendi (1,2) ed inflazione (3,3,)si è allargata al livello del 1983. Trenta anni fa, quando però l'inflazione viaggiava a doppia cifra e, come insegna la vecchia curva di Philips, la situazione del lavoro era quasi da pieno impiego. Oggi invece calano gli stipendi, aumenta l'inflazione e pure la disoccupazione, toccando livelli pericolosi per un paese non più abituato da tempo a vivere tensioni socio economiche importanti. Il rischio, per tutti i lavoratori dipendenti, non è solo quello di vedere minacciato il proprio posto di lavoro, ma di veder compromesso anche quella parte che il nostro lavoro ha sin qui maturato e avrebbe dovuto esser messo da parte per assicurare il nostro futuro pensionistico. E' proprio la condizione di contingente crisi economica che dovrebbe mostrare la debolezza del sistema pensionistico falsamente mutualistico vigente. Ai lavoratori dell'economia di crisi si chiede oggi di continuare a pagare contributi per pensioni di altri, maturate con pochi anni di lavoro e con un sistema di calcolo basato sull'ultimo stipendio percepito, mentre quegli stessi contributi versati per tempi sempre più lunghi non ci potranno assicurare la men che minima pensione onorevole e nemmeno essere utilizzati per risolvere il problema contingente. Quello della possibile perdita del lavoro, del bisogno di affrontare problemi emergenti ed affrontere nuove scelte di vita e di lavoro.

giovedì 19 aprile 2012

Disoccupati e Ticket

L’ultima inquietante chicca del governo dei professori, abituati a far economia sui sacri testi di David Ricardo e Adam Smith, è stata l’abolizione dell’esenzione del ticket per i disoccupati e loro familiari a carico.
Una svista immediatamente corretta dopo le prime proteste. In effetti, si direbbe, a che pro introdurre una misura quasi del tutto inutile e che avrebbe avuto effetto solo sui disoccupati di lunga durata.
Già, di lunga, visto che per essere esenti non è sufficiente essere disoccupati ma anche dimostrare di avere un reddito, riferito naturalmente all’anno precendente, inferiore agli 8 mila e passa euro o agli 11 mila e passa se con coniuge a carico.
Dunque, a beneficiare dell’esenzione è unicamente il disoccupato senza speranza.
Perché comunque inquietante la notizia? Non certo per l’ulteriore dimostrazione di agrezza del circolo professorale che nulla fa per caso, quanto piuttosto perché potrebbe essere stata la naturale conseguenza di un calcolo econometrico fondato sulla previsione che la disoccupazione nel presente e nel futuro è già e lo sarà sempre più di lunga, lunghissima durata.
Una spiacevole, spiacevolissima conferma.

venerdì 6 aprile 2012

art. 18: tanto rumore per qualche danno in più.

Il paradossale rilievo dato dal Governo e da alcuni partiti alla questione dell’art. 18 è stata ben sottolineata dalla battuta di un comico, Crozza, nel corso del suo spazio all’interno della trasmissione Ballarò di martedì scorso.
In un paese che quasi quotidianamente registra l’utilizzo improprio delle risorse comuni da parte dei partiti, dove regnano mafia, camorra e n’dragheta, dove chi ruba non viene punito, dove è possibile il falso in bilancio, dove l’evasione è caratteristica economica, il problema per chi, dall’estero, volesse investire non è certo l’art. 18.
L’incertezza, la frammentarietà, la prassi costante dell’interpretazione della norma, del sistema giuridico italiano è quello che semmai spaventa l’investitore che ha che fare con norme in materia di utilizzo del territorio, urbanistiche, di bilancio, fiscali che hanno la più diversa applicazione ed incerta validità territoriale.
Invece no, il problema è l’art. 18. Ed ora, che l’art. 18 di fatto non c’è più, essendo il giudice il dominus della scelta fra reintegro e indennità nell’ambito di licenziamenti economici impugnati che vedranno caricate le corti di giustizia di innumerevoli ricorsi, vedremo quante assunzioni farà il mercato.
Vedremo quanti giovani laureati con percorso Magistrale saranno felici di poter iniziare la loro carriera come APPRENDISTI. Del resto, non è nemmeno una novità quella dell’apprendistato per livelli di una certa richiesta culturale. Molte banche già lo applicano da tempo per i propri neoassunti laureati in economia e commercio.
Vedremo anche quanto sarà utile questo generale utilizzo dell’apprendistato per facilitare il rientro nel mercato del lavoro degli ultracinquantenni che non possono andare in pensione.
Per certo, della riforma del mercato del lavoro qualcheduno beneficierà: i datori di lavoro che potranno assumere 3 apprendisti ogni 2 lavoratori a tempo indeterminato con i conseguenti sgravi fiscali, i sindacati cui si dovrà quasi obbligatoriamente ricorrere per ricevere tutele nelle possibili vertenze relative al reintegro o alla quantificazione dell’indennizzo, gli organismi e le società di “formazione” per le quali si apre, inaspettatamente, la cornucopia degli inutili e gratuiti corsi di riqualificazione.
Tanto rumore per creare qualche danno in più.

lunedì 26 marzo 2012

DIVERTISSEMENT

Prendete il vostro attuale stipendio e immaginate che, euro più, euro meno quello sia lo stipendio che percepirete il giorno prima di andare in pensione a 66-67 anni di età.
Succederà per molti, per la maggior parte dei lavoratori.
Ora, dividetelo per 2 e guardate bene il totale. E’ quanto vi sarà elargito di pensione.
Per fare un esempio, se dipendente pubblico appartenete alla categoria B saranno circa 600 Euro, se alla C circa 700 e tra gli 8 e 900 alla D.
Non incazzatevi, non è ancora il momento.
Ora predente il vostro CUD e fate il 33% del totale imponibile.
Ne uscirà un cifra importante, circa 6000 euro se B, attorno agli 8000 se C, 9-10.000 per un D.
E’ il CONTRIBUTO che annualmente viene versato per la vostra futura pensione.
Ora, per incazzarvi davvero, considerate l’importo dell’assegno sociale che l’INPS (quindi anche con i vostri contributi) paga ai cittadini indigenti privi di reddito al compimento del 65° anno di età: per l’anno 2012 sono 429 Euro per 13 mensilità.
200 Euro in meno di un dipendete pubblico di categoria B, 400 di un C, 5-600 di un D; i quali , rispetto al percettore di assegno sociale, vedono tornare indietro meno della metà di quanto versato annualmente.
Ma questa, quella del paragone del percettore a 65 di assegno sociale, non che una riflessione portata all’estremo e che nulla intende rivendicare rispetto al percettore di questo particola beneficio.
La questione è che l’attuale regime pensionistico contributivo non solo non assicura un livello di esistenza paragonabile a quello goduto durante il periodo lavorativo, ma NON E’ NEMMENO UN VERO REGIME CONTRIBUTIVO perché ritorna al contribuente infinitamente meno di quanto versato nell’arco di una intera, lunga ed estenuante vita lavorativa.

venerdì 23 marzo 2012

DOPO LA PENSIOONE ECCO L'ART. 18

Non è bastato al Governo dell'alta borghesia fare in modo di non pagare più la pensione ai lavoratori e di continuare a prelevarne il contributo. Ora al lavoratore che non vede più limite alla proria attività dipendente si prospetta il licenziamento facile in cambio di 4 soldi. Niente più contingenza e mobilità dice la Fornero, che dimostra di sapere sempre più di lavoro quanto io di viaggi sulla luna, servono solo ad illudere il lavoratore a "prolungare" la sua inattività. Via, Via, licenziato e subito alla ricerca di un lavoro diverso.
MA DOVE, E COME, e con QUALI TEMPI e a QUALE ETA'.
Per un lavoratore uscito da un impresa attorno ai 5 anni non ci sono incarichi universitari o consulenze ne raccomandazioni familiari cara Ministro.
C'è solo il nulla!

mercoledì 21 marzo 2012

Art. 18 dal governo dei diritti acquisiti.

E’ la notizia del giorno e il “fatto” con cui avremo a che fare per lungo tempo.
Monti ha decretato la cancellazione dell’articolo 18 il cui reale significato è stato per anni quello di essere un puro e semplice deterrente contro il licenziamento libero e bello da parte del datore di lavoro.
Vale la pena di ricordare che l’art. 18 non ha sin qui impedito alle aziende di procedere a licenziamenti per giustificati motivi oggettivi di cui cassa integrazione e mobilità sono ad un tempo l’annuncio e la constatazione o per reale giusta causa. L’art. 18, con la minaccia del reintegro del lavoratore, ha sostanzialmente sin qui avuto effetto sui soli licenziamenti per motivi soggettivi.
Da domani, a meno che il Governo Monti non venga sfiduciato dal centro sinistra che lo sostiene, tutti cambierà.
Dicono al governo: “così non ci saranno più scuse per le aziende che non vogliono assumere”. Affermazione meravigliosa se si considera proveniente da un governo composto da decine di economisti cui non dovrebbe sfuggire che le aziende assumono (e non è detto) se producono e producono se c’è domanda del bene prodotto o se il bene prodotto ha tali caratteristiche innovative da creare di per se domanda.
Tant’è! Desiderando passare alla storia il buon Monti, a capo di una compagine che ha fatto dei diritti acquisti un santuario intoccabile (a partire dalle proprie pensioni RETRIBUTIVE), non sa applicare all’economia che ricette classiche, ispirate al sacro testo della Ricchezza delle Nazioni di Smith, ed alla teoria Ricardiana (null’altro che constatazione storica di fatto) per la quale, il lavoratore, non è che un ingranaggio per il cui funzionamento basta quel tanto per garantirne la sopravvivenza.
Per l’Italia, più che un NEW DEAL, si prepara dunque il ritorno dei padroni delle ferriere ed un mercato del lavoro globalizzato e, per l’appunto, sempre più simile a quello cinese.
Ciò detto, che fare e come difenderci da questo governo che già ci ha tolto di fatto anche la pensione!
Occorre lottare ed impegnarci per costituire un vero movimento per rivendicare la proprietà di quanto versato in termini di contributi pensionistici nel corso della vita lavorativa.
Ci lasciano a casa? Ci restituiscano allora i 2, 3,4, 500 mila euro che in 15,20,25,30 anni di lavoro abbiamo versato e sono stati correntemente rivalutati.
A noi scegliere allora se cambiare paese, aprire una attività propria, investirli liberamente o cercare altro lavoro e rimetterli nel circolo pensionistico.
Se libero mercato deve essere, sia libera anche la mia pensione e i miei contributi non servano unicamente a pagare le pensioni degli altri.

lunedì 5 marzo 2012

Italiani i futuri lavoratori più longevi d'Europa.

E' assodato. Fra pochi anni saremo i lavoratori più longevi d'Europa, continuando peraltro ad essere anche i più poveri. Un record, quello del pensionamento a 67 anni che si assomerà ad un altro record di cui purtroppo non possiamo andare molto fieri e di cui mensilmente ci accorgiamo.
Ultimi in europa nello stipendio ed ultimi anche ad andare in pensione. E che pensione! Calcolata con il metodo contributivo, con coefficenti decrescenti e di rivalutazione basati sull'andamento del PIL.
Non possiamo sperare che di crescere alla velocità della luce nei prossimi anni se non vogliamno avere una pensione prossima a livello di quella sociale.
Cari amici, se vi capita di leggere qualche cosa di questo Blog sappiate che non ci resta che proporre un referendum per l'abolizione delle norme di legge che, dalla riforma Dini alla riforma Monti, ci hanno condannato al calcolo della pensione con sistema contributivo.
Nulla di male, s'intende, se con il contributivo le somme versate fossero davvero nostre e destinate a maturare il capitale necessario per il nostro futuro sostentamento e a noi direttamente destinato.
Ciò, come si sa, non è.
Quello che noi oggi versiamo paga direttamente le pensioni maturate con il sistema retributivo, ben prima dei futuri 67 anni di età.
E' ORA DI CAMBIARE. E' necessario pensare ad una campagna referendaria per l'abrogazione di norme che nulla hanno di finanziario trattando di contributi all'interno di un sistema contributivo e non di normale fiscalità .

lunedì 27 febbraio 2012

Lavoratori italiani: i più poveri di tutti.

Dopo di noi, solo il Portogallo. La sesta-settima potenza industriale, del mondo occidentale ha i lavoratori meno pagati dell'europa. Ci battono persino i greci, che tutto dire.
Per naturale sillogismo, anche le pensioni saranno forse le più basse di tutti, specie per il popolo del contributivo. E peggio ancora andrà per il pubblico impiego se la toria della Signora Marcegaglia, che certo ha nella signora Fornero orecchie attente, avrà un futuro.
Dato il periodo di crisi, dice la Marcegaglia, non sarebbe uno candalo tagliare del 30% lo stipendio dei pubblici dipendenti che, come è noto, son tutti dei privilegiati.
Immaginate ora un pò quale potrebbe essere la pensione di un lavoratore cui venisse tagliato il 30% dei 1200 euro medi che percepisce.
Semplice....QUELLA SOCIALE!

domenica 19 febbraio 2012

Matropaqua grazie a noi.

Sono curioso. Ma con uno stipendioo annuo di 1.200.000 euro quanto sarà la pensione del presidente dell'Inps. Sarà calcolata con il contributivo o con il retributivo? E quando maturerà. Certo, con uno stipendio del genere uno deve pur saper fare qualche cosa. Ma cosa???
Mastropasqua prende un milione duecentomila euro all'anno per amministrare una pura e semplice partita di giro, con le nostre contribuzioni che entrano e che immediatamente se ne escono per pagare le pensioni degli altri. Nessuna gestione dei nostri soldi, nessun investimento, ninete di niente. Un milione duecentomila euro per assistere al flusso dei nostri soldi, al fiume dei nostri versamenti che si disperde e si perde fra miserie inspiegabili e privilegi insopportabili.

venerdì 17 febbraio 2012

IL PRIVILEGIO DEI PENSIONATI (DAI 3000 € IN SU)

L’abolizione del divieto di cumulo fra pensione e lavoro, varata dal governo Berlusconi all’atto del suo insediamento ma votata da tutte le forze politiche dell’arco parlamentare continua a dare gli effetti sperati.
Dai medici ospedalieri, alla dirigenza, ai grand commis dello stato, da tre anni a questa parte, è stato ed è tutto un fuggi fuggi verso verso il traguardo pensionistico.
Poi, si può continuare a lavorare cumulando la pensione allo stipendio di consulente o sumaista in ospedale, di direttore generale presso l’ente pubblico da cui si è appena usciti, di general manager della società pubblica di cui si era direttori.
Che io sappia nessun semplice impiegato è stato riassunto in area pubblica per continuare a fare da pensionato quel che faceva prima.
Che io sappia, a nessun lavoratore metalmeccanico o di qualche grande industria o semplice travet , magari dopo 35-40 anni di lavoro e di lunghi spostamenti con i comodissimi e puntuali mezzi pubblici, è venuto in mente di farsi riassumere ne, tantomeno, la riassunzione gli sia mai stata proposta!
Quella della riassunzione, quella della opportunità di lavorare e di percepire nel contempo la pensione, sembra essere privilegio dell’alta burocrazia, dell’alta dirigenza o di determinate, potenti categorie, come quella dei medici, che non contenti di aver potuto svolgere negli anni attività libero professionale accanto a quella di pubblico dipendente (unica categoria del pubblico accanto a quella degli insegnanti) sono pure riusciti ad assicurarsi una attività perpetua, grazie al blocco degli accessi universitari a medicina e alla conseguente penuria di laureati in medicina.
Privilegi “borghesi” dunque, di fatto riservati ad una particola categoria, difficilmente utilizzabili dal popolo dello stipendi o appena sufficiente a soddisfare i bisogni primari della persona, e forse nemmeno quelli.
Al popolo dei 1200-1300 euro mensili, pure così invidiato da quello dei precari, nulla è invece riservato. Paria senza diritti, senza aspettative, senza pensione, unicamente utili a pagare per tutti, compresi i loro privilegi.
Con l’abolizione del divieto di cumulo siamo dunque al paradosso. Quello che permette, ad esempio, all’ex segretario generale della Provincia di Venezia, di correre in pensione e di farsi riassumere il giorno dopo come Direttore Generale, o al Direttore generale di Veneto Agricoltura di andare in pensione e di essere rinominato il giorno dopo. Dipendenti pubblici privilegiati dallo stipendio annuale a 5 zeri e dalla pensione (retributiva) commisurata.

venerdì 10 febbraio 2012

la destra ringrazia berlusconi

Riforma delle pensioni con allungamento del’età pensionabile e riduzione dei coefficienti, riforma del mercato del lavoro con revisione dell’art. 18, tasse ed imposte come con l’IVA e la benzina, embrionali liberalizzazioni che non modificano privilegi di categorie quali i farmacisti ed i notai e men che meno degli ordini, tutto nel giro di un paio di mesi e tutto digerito senza gradi problemi.
Ma come è potuto succedere in un paese come l’Italia? E’ sufficiente la minaccia del famoso defaul t a spiegare tutto ciò?.
E come possibile che un borghese a tutto tondo, rappresentante di una categoria in voga all’alba della prima guerra mondiale che dopo aver in parte resistito al ventennio fascista si è dissolta all’indomani del varo della costituzione nei rombanti anni del boom economico, sia oggi l’italiano di maggior gradimento nazionale ed internazionale?
Che cosa ha questo algido professore, emblema di quella antica borghesia che non ostenta, che si sente parte della comunità ma ad un tempo diversa, che non esclude il welfare se questo non esclude la camera per dozzinante all’ospedale o il liceo di antico nome per i figli.
Ha che se ne viene dopo 3 anni del peggior berlusconismo conosciuto nel quasi ultimo ventennio e nel corso della peggior crisi di fiducia conosciuta dai partiti e dalla politica italiana.
Tutto, a questo punto, poteva essere accolto e digerito, persino un novello dittatore sul modello dell’antica repubblica romana.
E da dittatore fa quello che gli altri non sapevano fare, nel bene e nel male, secondo misura di quell’equità borghese che prevede che tutti paghino le tasse e al tempo stesso il mentenimento dei privilegi del censo.
E’ l’alba della destra vera, quella del welfare ben temperato, quella della limitata mobilità sociale ma che consente ad ognuno di trovare il suo posto.
Certo, forse non vedremo più giullari e parvenu in politica e certo non rimpiangeremo Berlusconi ma, credetemi, fate un bel saluto alla sinistra rimpiangendo i difficili equilibrismi di Prodi.

mercoledì 8 febbraio 2012

vecchi a 45 anni

E'il tema trattato da un articolo del corriere di oggi, 9 febbraio, prendendo spunto da una indagine condotta dai ricercatori della Bocconi. In pratica, per quanto riguarda il lavoro, si è dispositi ad investire du di una persona sino a quell'età, poco sino ai 50-55, nulla dopo.
In breve, dopo i 50-55 di diventa obsoleti "come un commodore 64" chiosa l'articolista.
Una constatazione che fa a pugni con l'allegro allungamento dell'età pensionabile, dipinto come una ineluttabile necessità non tanto per mantenere i privilegi pensionistici di chi ha già maturato nel retributivo questo istituto, ma anche per aiutare "i giovani" destinati a sopravanzarci nell'attività lavorativa.
E ai quali, a questo punto, nel lungo inverno del nostro scontento che ci aspetta fra nulli riconoscimenti lavorativi ed infelici prospettivie pensionistiche, non ci spetta che dire "ricordatevi degli amici!!!"

lunedì 6 febbraio 2012

I mammoni del ministro cancellieri

Un conto è dire che i giovani si debbano svegliare (magari sollevandosi contro le barriere poste all'ingresso di talune professioni e contro quelle fissate per entrare all'università, tipo medicina) un conto che si debbano "smammare", liberarsi dalle comodità della famiglia e trovare la propria indipendenza.
Forse la ministra non sa che con poco più o meno di 1000 euro (stipendio medio di entrata e di un precario) non si pagano affitti e non si vive. E nemmeno sembra sapere che in italia, uno degli elementi che contribuiscono a limitare la mobilità del lavoro sul territorio è il fatto che siamo l'unico paese ad avere 85% di case di proprietà. L'unico dove per comprare e vendere una csa serve il notaio. L'unico che permette alle agenzie immobiliari di prendere dal venditore e dall'acuirente. L'unico in cui non esiste un vero e prorio mercato dell'affitto e meno ancora dell'affitto pubblico.
E allora, come ci può muovere? Certo, la ministra nella sua attività di prefetto, questo problema non l'ha mai avuto. A lei, il signorile appartamento di rappresentanza glielo pagava lo stato!.

COSA CHIEDIAMO A MONTI

E' IN ATTO UNA VERA E PROPRIA RIVOLUZIONE POPOLARE TRAMITE internet !!!!
Cosa chiediamo a Monti?

L'EUROPA CI CHIEDE DI AUMENTARE L'ETÀ DELLA PENSIONE PERCHÉ IN EUROPA TUTTI LO FANNO.

NOI CHIEDIAMO, inoltre,

DI ARRESTARE TUTTI I POLITICI CORROTTI,DI ALLONTANARE DAI PUBBLICI UFFICI
TUTTI QUELLI CONDANNATI IN VIA DEFINITIVA PERCHÉ IN EUROPA TUTTI LO FANNO,
O SI DIMETTONO DA SOLI PER EVITARE IMBARAZZANTI FIGURE.

DI DIMEZZARE IL NUMERO DI PARLAMENTARI PERCHE’ IN EUROPA NESSUN PAESE HA COSI’TANTI POLITICI !!
DI ELIMINARE I POLITICI DELLE PROVINCIE PERCHE'CI SONO GIA' QUELLI DELLE REGIONI - DA 40 ANNI !
DI DIMINUIRE IN MODO DRASTICO GLI STIPENDI E I PRIVILEGI A DEPUTATI E SENATORI,PERCHÉ IN EUROPA NESSUNO GUADAGNA COME LORO.
DI POTER ESERCITARE IL “MESTIERE” DI POLITICO AL MASSIMO PER DUE LEGISLATURE COME IN EUROPA TUTTI FANNO !!

DI METTERE UN TETTO MASSIMO ALL’IMPORTO DELLE PENSIONI EROGATE DALLO STATO (ANCHE RETROATTIVAMENTE) MAX. 5.000,00 EURO AL MESE PER CHIUNQUE, POLITICI E NON, POICHE’ IN EUROPA NESSUNO PERCEPISCE 15/20OPPURE 30.000,00 EURO AL MESE DI PENSIONE COME AVVIENE IN ITALIA

DI FAR PAGARE I MEDICINALI,VISITE SPECIALISTICHE E CURE MEDICHE AI FAMILIARI DEI POLITICI POICHE’ IN EUROPA NESSUN FAMILIARE DEIPOLITICI NE USUFRUISCE COME AVVIENE INVECE IN ITALIA, DOVE CON LA SCUSA DELL’IMMAGINE VENGONO ADDIRITTURA MESSI A CARICO DELLO STATO ANCHE GLI INTERVENTI DI CHIRURGIA ESTETICA, CURE BALNEOTERMALI ED ELIOTERAPIOCHE DEI FAMILIARI DEI NOSTRI POLITICI !!

mercoledì 1 febbraio 2012

Il vitalizio di Giovannina

Da sempre icona della giovane di sinistra, Giovanna Melandri ha improvvisamente palesato tutta la sua insofferenza e preoccupazione per i recenti tagli al vitalizio dei parlamentari. Stando così le cose, Lei che da qualche tempo non è più sotto i riflettori del partito, deve abbandonare l'idea di poter godere a 50 anni del bel vitalizio maturato in 18 anni di parlamentare. Lo avrà nel 2022, in ogni caso ben prima dei 65 anni e molto prima di ogni lavoratore e lavoratrice.
L'accorata doglianza dell'Ex Ministro della Cultura, e l'esplicito appello in difesa del vitalizio, strumento a suo dire utile per impedire che di politica si occupino solo ricchi e professionisti, alla fine fine non stupisce più di tanto. Ne stupisce la manifesta volonta di fare ricorso contro la nuova e penalizzante norma. In fin dei conti, loro possono. Noi NO!

giovedì 26 gennaio 2012

IL 3 PRE CENTO DEL POVERO DIPENDENTE

La banca d’Italia ha recentemente pubblicato l’annuale indagine sui redditi delle famiglie italiane.
Secondo il rapporto, fra il 1991 e il 2010 il reddito reale delle principali categorie di reddito è così aumentato: LAVORATORI AUTONOMI + 16%, PENSIONATI + 11%, LAVORATORI DIPENDENTI + 3%.
L’ultimo dato, esemplifica di fatto la condizione di lavoratore dipendente in Italia. Quella dello sfruttato, del tartassato. Ostaggio dello stato per prelievi fiscali e contributivi alla fonte e paria fra i lavoratori dipendenti degli altri paesi europei per livello della retribuzione.
Non male l’aumento del 3% del reddito reale in 20 anni per un lavoratore che ha contemporaneamente visto peggiorare, nel corso degli anni la propria prospettiva pensionistica, spostata sempre più avanti e sempre più povera in termini di reddito.
Non male per chi ha visto evaporare significato e valore del TFR, trasformatosi da piccolo capitale in integrativo di miseranda pensione.
Davvero, NON MALE.
E se il 3% in 20 anni è la misura di quanto vale il vostro lavoro nel paese del bengodi, non so davvero quale altra notizia può farvi incazzare veramente!