Senzapensione

Senzapensione
Effetti della pensione del futuro

domenica 27 novembre 2011

VITALIZI? VIA SOLO DAL 2018!

Non ci volevo credere, ma oggi ho letto la conferma sul giornale. Al Senato i signori Senatori hanno tolto il vitalizio. Ma a partire dal 2018! Non da subito e non dalla prossima (casomai si dovesse andare a votare prima del 2013).
Per la nostra pensione non ci sono invece problemi. Per chi ancora non c'è andato e fa parte della categoria "contributivo" tutto può essere modificato, abbassato (valore) o allungato (tempo) a partire da subito.
E' il senso del tempo e dell'equità dei nostri parlamentari, gente di cui non possiamo nemmeno vergognarci non avendo potuto nemmeno eleggerli.
Ha davvero ragione Grillo, di cui non ho sempre apprezzato le uscite. Ma davvero, là è tutta merda!

sabato 19 novembre 2011

SACRIFICI, MA PER DAVVERO PER TUTTI!!

Dunque, per quanto si è sin qui potuto capire tutti andranno in pensione con il contributivo.
Si fa alla fine giustizia di un sistema pensionistico concordato con i sindacati che hanno avuto cura di avallare una odiosa differenza di trattamento fra lavoratori.
La misura, tuttavia, non è sufficiente a riportare maggiore equità fra i trattamenti, specie considerando le altre modifiche di ulteriore allungamento del periodo lavorativo che sono state annunciate.
Equità, quell'equità necessaria a dare un senso a quello che, nonostante il contributo, rimane una gestione mutualistica dell'istituto, siginifa anche andare a toccare il prrivilegio di chi è andato in pensione con il retributivo puro, con lo stipendio paramentrato all'ultimo anno di lavoro o dopo soli 15, 20, 25 anni di attività.
Significa finirla oltre che con le pensionied i vitalizi dei politici anche con quelle distribute ai privilegiti lavoratori del parlamento e della regione Significa.
Certo, non devono essere toccate le pensioni di pochi euro, ma a partire da un lordo dai 40 in su, si!
Il governo, il nuovo governo sembra comunque averci pensato. Peccato che l'asticella, il livello da cui partire per chiedere il contributo alle pensioni privilegiate, sia stato fissato molto in alto. Dai 100.000 euro in su.
Peccato!

domenica 6 novembre 2011

Stipendi già tagliati del 30% per il popolo del contributivo

Abbiamo detto e ripetuto più volte delle differenze fra sistema retributivo e contributivo. Non abbiamo però mai considerato questa differenza con occhio allo stipendio percepito.
Il lavoratore che si ritova nel sistema contributivo percepisce oggi uno stipendio di fatto assai inferiore al lavoratore che, percependo il medesimo stipendio, andrà invece in pensione con il sistema retributivo.
La pensione, di fatto, non è che uno stipendio differito. E dunque, se alla fine un lavoratore andrà di pensione con 1000 e l'altro 7-600 per effetto delle differenza fra sistemi pensonistici, avendo percepito il medesimo stipendio nell'arco della vita lavortiva, significa che chi si ritrova nel contributivo di fatto percepisce già uno stipendio tagliato del 30% rispetto al collega.
Un aspetto della questione che il sindacato si guarda bene dal considerare ma che ben dovrebbe rientrare in ambito contrattuale trattandosi diversa retribuzione per la stessa attività lavorativa svolta.

martedì 1 novembre 2011

Pensione sotto il 50%

Sul Corriere di oggi “I conti delle pensioni degli Under 40 – L’assegno può essere al di sotto del 50” viene confutata e deprivata di ogni fondamento la ricerca del sig. Petrarca, dirigente dell’INPS e, manco a dirlo ex. Sindacalista della CGIL che, solo qualche giorno fa, annunciava la bella notizia che, lavorando di più e andando in pensione a 70 anni la pensione per l’esercito del contributivo sarebbe potuta arrivare al 70% dello stipendio netto.
In realtà, secondo l’Acta, l’Associazione dei Consulenti del Terziario Avanzato, ben che vada dopo 40 e oltre di lavoro le pensioni calcolate con il sistema contributivo si attesteranno al di sotto del 60% dello stipendio e, moltissime, facilmente al di sotto del 50%.
Tra i motivi, a volerne elencare uno, il fatto che la rivalutazione annuale del montante contributivo sia agganciata all’andamento del PIL. In Italia, come si è visto negli ultimi anni, sostanzialmente paria a ZERO.
In questi anni, come dicevo nell’ultimo articolo, i nostri contributi non hanno fruttato nulla, sono stati fermi. Il nostro TEORICO CAPITALE sul quale sarà alla fine calcolata la pensione finale con i coefficienti già abbassati del 2010, è da anni mummificato.
A rendere più odiosa la sperequazione fra categorie di lavoratori divise dall’appartenenza ad un diverso sistema di calcolo della pensione o tra lavoratori e pensionati baby o di lusso e, in ultima analisi tra chi paga e chi gode (sempre se sufficiente beninteso) della pensione, è il constatare che i nostri contributi potrebbero ben diversamente essere rivalutati ed utilizzati se, davvero fossero nostri.
Prendiamo l’esempio di un lavoratore dallo stipendio di 1300 euro e ipotizziamo che questo sia il valore medio di uno sviluppo di carriere sostanzialmente piatta (che poi è la regola per la maggior parte dei lavoratori).
Mediamente, per questo lavoratore, vengono accantonati contributi previdenziali (fra quelli in busta paga e i versamenti del datore di lavoro) pari a circa 8000 euro l’anno. A questi, aggiungiamo la mensilità (più o meno) accantonata per la liquidazione.
Volendo applicare alla contribuzione un coefficiente di rivalutazione del 2% annuo netto (tenuto conto di una inflazione annua fra l’1,5 e il 2%) alla fine dei 40 anni di lavoro il nostro travet si ritroverebbe un piccolo capitale di €. 561.738. Ogni anno il 2% di questo capitale effettivamente nelle mani del nostro lavoratore gli frutterebbe 11.230 euro. Cifra, già questa calcolata con questo misero tasso, superiore al 60% del suo stipendio. In più, c’è un capitale.
E’ un esempio, ovviamente, con tutti i difetti e i limiti di un calcolo di questo tipo. Serve però a dare comunque una dimensione di quello che il nostro lavoro accantona e può accantonare anno per anno, ma soprattutto di quanto capitale derivante dal nostro lavoro resta nelle mani dell’INPS e che noi non vedremo mai e che non lasceremo a nessuno.