Senzapensione

Senzapensione
Effetti della pensione del futuro

lunedì 26 marzo 2012

DIVERTISSEMENT

Prendete il vostro attuale stipendio e immaginate che, euro più, euro meno quello sia lo stipendio che percepirete il giorno prima di andare in pensione a 66-67 anni di età.
Succederà per molti, per la maggior parte dei lavoratori.
Ora, dividetelo per 2 e guardate bene il totale. E’ quanto vi sarà elargito di pensione.
Per fare un esempio, se dipendente pubblico appartenete alla categoria B saranno circa 600 Euro, se alla C circa 700 e tra gli 8 e 900 alla D.
Non incazzatevi, non è ancora il momento.
Ora predente il vostro CUD e fate il 33% del totale imponibile.
Ne uscirà un cifra importante, circa 6000 euro se B, attorno agli 8000 se C, 9-10.000 per un D.
E’ il CONTRIBUTO che annualmente viene versato per la vostra futura pensione.
Ora, per incazzarvi davvero, considerate l’importo dell’assegno sociale che l’INPS (quindi anche con i vostri contributi) paga ai cittadini indigenti privi di reddito al compimento del 65° anno di età: per l’anno 2012 sono 429 Euro per 13 mensilità.
200 Euro in meno di un dipendete pubblico di categoria B, 400 di un C, 5-600 di un D; i quali , rispetto al percettore di assegno sociale, vedono tornare indietro meno della metà di quanto versato annualmente.
Ma questa, quella del paragone del percettore a 65 di assegno sociale, non che una riflessione portata all’estremo e che nulla intende rivendicare rispetto al percettore di questo particola beneficio.
La questione è che l’attuale regime pensionistico contributivo non solo non assicura un livello di esistenza paragonabile a quello goduto durante il periodo lavorativo, ma NON E’ NEMMENO UN VERO REGIME CONTRIBUTIVO perché ritorna al contribuente infinitamente meno di quanto versato nell’arco di una intera, lunga ed estenuante vita lavorativa.

venerdì 23 marzo 2012

DOPO LA PENSIOONE ECCO L'ART. 18

Non è bastato al Governo dell'alta borghesia fare in modo di non pagare più la pensione ai lavoratori e di continuare a prelevarne il contributo. Ora al lavoratore che non vede più limite alla proria attività dipendente si prospetta il licenziamento facile in cambio di 4 soldi. Niente più contingenza e mobilità dice la Fornero, che dimostra di sapere sempre più di lavoro quanto io di viaggi sulla luna, servono solo ad illudere il lavoratore a "prolungare" la sua inattività. Via, Via, licenziato e subito alla ricerca di un lavoro diverso.
MA DOVE, E COME, e con QUALI TEMPI e a QUALE ETA'.
Per un lavoratore uscito da un impresa attorno ai 5 anni non ci sono incarichi universitari o consulenze ne raccomandazioni familiari cara Ministro.
C'è solo il nulla!

mercoledì 21 marzo 2012

Art. 18 dal governo dei diritti acquisiti.

E’ la notizia del giorno e il “fatto” con cui avremo a che fare per lungo tempo.
Monti ha decretato la cancellazione dell’articolo 18 il cui reale significato è stato per anni quello di essere un puro e semplice deterrente contro il licenziamento libero e bello da parte del datore di lavoro.
Vale la pena di ricordare che l’art. 18 non ha sin qui impedito alle aziende di procedere a licenziamenti per giustificati motivi oggettivi di cui cassa integrazione e mobilità sono ad un tempo l’annuncio e la constatazione o per reale giusta causa. L’art. 18, con la minaccia del reintegro del lavoratore, ha sostanzialmente sin qui avuto effetto sui soli licenziamenti per motivi soggettivi.
Da domani, a meno che il Governo Monti non venga sfiduciato dal centro sinistra che lo sostiene, tutti cambierà.
Dicono al governo: “così non ci saranno più scuse per le aziende che non vogliono assumere”. Affermazione meravigliosa se si considera proveniente da un governo composto da decine di economisti cui non dovrebbe sfuggire che le aziende assumono (e non è detto) se producono e producono se c’è domanda del bene prodotto o se il bene prodotto ha tali caratteristiche innovative da creare di per se domanda.
Tant’è! Desiderando passare alla storia il buon Monti, a capo di una compagine che ha fatto dei diritti acquisti un santuario intoccabile (a partire dalle proprie pensioni RETRIBUTIVE), non sa applicare all’economia che ricette classiche, ispirate al sacro testo della Ricchezza delle Nazioni di Smith, ed alla teoria Ricardiana (null’altro che constatazione storica di fatto) per la quale, il lavoratore, non è che un ingranaggio per il cui funzionamento basta quel tanto per garantirne la sopravvivenza.
Per l’Italia, più che un NEW DEAL, si prepara dunque il ritorno dei padroni delle ferriere ed un mercato del lavoro globalizzato e, per l’appunto, sempre più simile a quello cinese.
Ciò detto, che fare e come difenderci da questo governo che già ci ha tolto di fatto anche la pensione!
Occorre lottare ed impegnarci per costituire un vero movimento per rivendicare la proprietà di quanto versato in termini di contributi pensionistici nel corso della vita lavorativa.
Ci lasciano a casa? Ci restituiscano allora i 2, 3,4, 500 mila euro che in 15,20,25,30 anni di lavoro abbiamo versato e sono stati correntemente rivalutati.
A noi scegliere allora se cambiare paese, aprire una attività propria, investirli liberamente o cercare altro lavoro e rimetterli nel circolo pensionistico.
Se libero mercato deve essere, sia libera anche la mia pensione e i miei contributi non servano unicamente a pagare le pensioni degli altri.

lunedì 5 marzo 2012

Italiani i futuri lavoratori più longevi d'Europa.

E' assodato. Fra pochi anni saremo i lavoratori più longevi d'Europa, continuando peraltro ad essere anche i più poveri. Un record, quello del pensionamento a 67 anni che si assomerà ad un altro record di cui purtroppo non possiamo andare molto fieri e di cui mensilmente ci accorgiamo.
Ultimi in europa nello stipendio ed ultimi anche ad andare in pensione. E che pensione! Calcolata con il metodo contributivo, con coefficenti decrescenti e di rivalutazione basati sull'andamento del PIL.
Non possiamo sperare che di crescere alla velocità della luce nei prossimi anni se non vogliamno avere una pensione prossima a livello di quella sociale.
Cari amici, se vi capita di leggere qualche cosa di questo Blog sappiate che non ci resta che proporre un referendum per l'abolizione delle norme di legge che, dalla riforma Dini alla riforma Monti, ci hanno condannato al calcolo della pensione con sistema contributivo.
Nulla di male, s'intende, se con il contributivo le somme versate fossero davvero nostre e destinate a maturare il capitale necessario per il nostro futuro sostentamento e a noi direttamente destinato.
Ciò, come si sa, non è.
Quello che noi oggi versiamo paga direttamente le pensioni maturate con il sistema retributivo, ben prima dei futuri 67 anni di età.
E' ORA DI CAMBIARE. E' necessario pensare ad una campagna referendaria per l'abrogazione di norme che nulla hanno di finanziario trattando di contributi all'interno di un sistema contributivo e non di normale fiscalità .