Senzapensione

Senzapensione
Effetti della pensione del futuro

lunedì 19 dicembre 2011

Riforma pensioni: la nuova tassa.

Per chi è parte del grande esercito di lavoratori dipendenti che ha alle spalle più di qualche anno di lavoro ed andrà in pensione con il sistema contributivo o misto, la riforma Fornero non è altro che un tassa che si aggiunge ad altre tasse.
Posto che il valore della futura pensione oscillerà fra il 40 ed il 60% della media del reddito da lavoro dipendente percepito negli ultimi anni e visto che l'età di pensionamento è, di fatto, arrivata alla soglia dei 70 anni, è certo che quanto il lavoratore versa nell'arco della propria vita non gli sarà restituito negli anni del suo inverno. A meno di non vivere sino a 110 anni.
Quanti di noi hanno realisticamente questa prospettiva? Quanti di noi pensano davvero di poter vivere 40 di decadimento corporeo con una pensione miserabile, non molto diversa dall'attuale assegno sociale?
Alla fine, nessuno di noi potrà godere di quanto versato in 40 e più anni di lavoro nemmeno al suo valore nominale.
Se dunque non riveremo che in minima miserabile parte quello che abbiamo versato. il contibutivo della signora Fornero non ha che un nome. Tassa!!!

sabato 17 dicembre 2011

Dipendenti di serie A e dipendenti di serie Z

Non basta la disgrazia di trovarsi da lavoratori dipendenti a metà del guado o anche un poco oltre, verso la pensione. Non basta fatto di dover subire sulla propria pelle le necessità degli altri. Di quelli che in pensione ci sono già, di quelli a cui mancava pochissimo e di quelli che, senza lavoro o precari, dovrebbero in futuro pagare le nostre. Non basta un orizzonte privo di alternative ed un futuro obbligato e deciso da altri. No, non basta. Bisogna anche scoprire che mentre la nostra pensione si allontana sempre di più e si assottiglia sempre di più, i dipendenti di palazzo Chigi, sede del governo, oltre ad aver goduto nel corrente anno di un aumento dello stipndio del 15%, in pensione ci vanno ancora a 55 anni.
Per loro, nessun cambiamento, a meno che non sia in meglio.
Nella disgrazia, escludendo ovviamente chi già se la passa peggio di noi, solleva un poco sapere che anche per altre categorie c'è da stringere la cinghia. Niente, nemmeno quel contentino abbiamo!

lunedì 12 dicembre 2011

Sciopero inutile

Non vi è dubbio che è giusto manifestare contro una manovra che ha ben poco di equo e solidale.
Al solito, per fare cassa nell’immediato, pagano i più. Evasori, grandi patrimoni e privilegi vari, dalla casta in giù, se ne restano tranquilli e sicuri.
Per cui, giusto, quanto inutile manifestare. Non cambierà poco o nulla e, soprattutto, non cambierà nulla per la categoria del sistema pensionistico misto o contributivo.
Nel motivare le ragioni dello sciopero, non ho sentito un solo sindacato far menzione dell’ampia categoria di lavoratori destinata a percepire di pensione molto meno di quanto versato nel lungo periodo di lavoro.
Come il sindacato, nessun politico, di destra o di sinistra, ha mai trattato la questione anche quando invitato da qualche sorprendente domanda di un giornalista.
Il dramma di chi è consapevole di far parte dell’unica categoria indifesa, chiamata a sorreggere il presente e futuro economico di altri, è stato da tutti ignorato.
Per questo, benché giusta, la protesta sociale dei prossimi giorni è per noi del tutto inutile gratuita.

venerdì 9 dicembre 2011

lettera al Ministro Fornero

Paga solo l’Italia di mezzo.

Gentile Signora Ministro,

c’è una Italia di Mezzo che da 16 anni sa che il proprio futuro pensionistico non sarà quella del collega che, per gli stessi 16 anni, ha visto andare in pensione nella tranquilla prospettiva del retributivo, con 35 anni o anche meno di lavoro e con qualche fortunata “finestra”.
Per 16 anni, quell’Italia, è stata anche consapevole che il proprio stipendio valeva sempre meno perché, pur nella prospettiva di lavorare di più e contrariamente al significato del contributivo, avrebbe alla fine fruttato meno di quello di quel fortunato collega .
A quest’Italia che oggi si fa carico delle pensioni degli altri e contemporaneamente deve pure pensare a come integrare il proprio futuro trattamento pensionistico, a quest’Italia dallo stipendio bloccato, dei contributi rivalutati secondo l’andamento dell’inesistente Pil degli ultimi 10 anni, a quest’Italia priva di rassicuranti prospettive e di liquidazione Lei, Signora Ministro ha pure chiesto di sopportare i nuovi sacrifici per assicurare il futuro di chi deve venire.
Di grazia, a quest’Italia, poi, chi ci dovrà pensare?
Contribuiamo per il beneficio di chi è davanti a noi e anche per chi è dietro a noi. Non Le sembra che qualche cosa ci sia anche dovuto?
Sarebbe bastato poco.
Come chiedere a quel 7% di pensionati che “gode” del 25% del fondo pensioni (45 miliardi e passa) un piccolo contributo progressivamente commisurato al livello della pensione goduta. Diciamo, un misero 10% complessivo, 4-5 miliardi da destinare in parte per addolcire il futuro di oggi contribuisce e in parte magari per sostenere quegli ammortizzatori sociali tanto necessari per garantire il funzionamento un più equilibrato e moderno mercato del lavoro.
Invece NO! I diritti quesiti non si toccano, indipendentemente da come sono stati acquisiti e da quanto, ormai sono odiosamente avvertiti.
Principio meritevole di tutela quello dei diritti quesiti, il cui rispetto ha però un limite naturale. Quello di non divenire alla fine contrario all’interesse collettivo.

C’è un’altra questione che vorrei sottoporre alla Sua attenzione. E’ pacifico, si andrà in pensione più tardi e vi si arriverà ben dopo i 65 anni. Una età che non permetterà a molti di impegnarsi nel prosieguo di una qualsiasi attività lavorativa da cumulare con la pensione. Certo, servirebbe, dato il livello della futura pensione. Ma a 66-67 anni, normalmente, chi ti vuole?
Dunque, a chi serve l’attuale facoltà di cumulare la pensione ad un eventuale compenso da lavoro autonomo o dipendente?
Nel vigente sistema, Signora Ministro, l’abolizione del divieto di cumulo disposta dal Governo Berlusconi al suo insediamento e da tutti salutata come una conquista, è unicamente un ulteriore privilegio riconosciuto a chi, privilegiato, in termini di fruizione della pensione lo è già. Solo questa categoria ne può godere e, in futuro, al più qualche fortunato ruolo dirigenziale, pubblico o privato che sia.
Un privilegio per chi già è in pensione ed un impedimento, una limitazione, per chi oggi cerca una occupazione. Per quei giovani che la manovra vorrebbe tutelare.
Le faccio un esempio pratico. Giri per qualche ospedale, verifichi la carenza di medici e in quali discipline e chieda quanti sono quei medici che negli ultimi 3 anni sono corsi in pensione per essere poi riassunti dalla stessa azienda con contratto di consulenza o di sumaista.
Sono sicuro, resterà meravigliata nel verificare il non esiguo numero di giovanili pensionati che continuano a lavorare nelle nostre strutture sanitarie.
E non ne faccia una colpa ai giovani ed alla loro poca voglia di impegnarsi. A tarpare le ali ai giovani, a limitarne le scelte e le aspirazioni, paradossalmente, ci ha pensato una casta di ex sessantottini con il blocco degli accessi all’Università.
Distinti saluti.

lunedì 5 dicembre 2011

Non tutto il male vien per nuocere

E va bene! Lavoreremo di più per andare in pensione. Ma non con meno soldi! Questo NO!
Se la manovra ha qualche cosa di positivo è quella di aver ingrossato le fila degli scontenti. Ora, accanto ai lavoratori del sistema retributivo e misto, ci sono anche quelli del sistema retributivo. Tutti, nonostante le non lievi differenze con i lavoratori che fino a ieri si trovavano nel sistema retributivo perfetto, siamo ora accomunati da un orizzonte pensionistico più lontano e e da un trattamento uniforme per gli anni a venire.
Ora - e se non ora, quando? - si può cotruire davvero un movimento contro i diritti quesiti. Quei diritti che impediscono venga messa un trattamento pensionistico guadagnato con pochi anni di lavoro, ben più lucroso del nostro e goduto da tantissimo tempo.
Chiedere sacrifici anche a questa categoria di persone non è peregrino ed impossibile. Chiedendo a quel 7% di pensionati che si porta via il 25% di tutte le pensioni, avendo lavorato molto meno di chi oggi le paga, un contributo del 10, 15% potrebbe consentire ai lavoratori di oggi ben altro futuro pensionistico e ben altro presente in termini di ammortizzatori sociali.
Il tempo è maturo. Anche per un vero movimento dei lavoratori,

sabato 3 dicembre 2011

DIRITTI QUESITI: IL MALE DA ESTIRPARE

Oggi, 3 dicembre, sulla Nuova Venezia c'è un articolo di Mario Bertolissi, insigne giurista, che tocca il tema dei diritti quesiti.
In un articolo sin troppo profondo sottolinea l'assurdità e perfino l'innaturalità di un principio che, nato per tutelare i singoli, finisce per essere un male incurabile per la collettività.
Perché deve essere chiaro a tutti che condannare i lavoratori di oggi ad un allungamento del perido lavorativo non bilanciato da un valore della futura pensione davvero rispondente a quanto versato in tanti anni di lavoro, non può che creare un vero e proprio conflitto nei confronti di chi in pensione c'è da tanti anni, con ben poco lavoro e ben diverso assegno pensionistico.