Senzapensione

Senzapensione
Effetti della pensione del futuro

martedì 1 novembre 2011

Pensione sotto il 50%

Sul Corriere di oggi “I conti delle pensioni degli Under 40 – L’assegno può essere al di sotto del 50” viene confutata e deprivata di ogni fondamento la ricerca del sig. Petrarca, dirigente dell’INPS e, manco a dirlo ex. Sindacalista della CGIL che, solo qualche giorno fa, annunciava la bella notizia che, lavorando di più e andando in pensione a 70 anni la pensione per l’esercito del contributivo sarebbe potuta arrivare al 70% dello stipendio netto.
In realtà, secondo l’Acta, l’Associazione dei Consulenti del Terziario Avanzato, ben che vada dopo 40 e oltre di lavoro le pensioni calcolate con il sistema contributivo si attesteranno al di sotto del 60% dello stipendio e, moltissime, facilmente al di sotto del 50%.
Tra i motivi, a volerne elencare uno, il fatto che la rivalutazione annuale del montante contributivo sia agganciata all’andamento del PIL. In Italia, come si è visto negli ultimi anni, sostanzialmente paria a ZERO.
In questi anni, come dicevo nell’ultimo articolo, i nostri contributi non hanno fruttato nulla, sono stati fermi. Il nostro TEORICO CAPITALE sul quale sarà alla fine calcolata la pensione finale con i coefficienti già abbassati del 2010, è da anni mummificato.
A rendere più odiosa la sperequazione fra categorie di lavoratori divise dall’appartenenza ad un diverso sistema di calcolo della pensione o tra lavoratori e pensionati baby o di lusso e, in ultima analisi tra chi paga e chi gode (sempre se sufficiente beninteso) della pensione, è il constatare che i nostri contributi potrebbero ben diversamente essere rivalutati ed utilizzati se, davvero fossero nostri.
Prendiamo l’esempio di un lavoratore dallo stipendio di 1300 euro e ipotizziamo che questo sia il valore medio di uno sviluppo di carriere sostanzialmente piatta (che poi è la regola per la maggior parte dei lavoratori).
Mediamente, per questo lavoratore, vengono accantonati contributi previdenziali (fra quelli in busta paga e i versamenti del datore di lavoro) pari a circa 8000 euro l’anno. A questi, aggiungiamo la mensilità (più o meno) accantonata per la liquidazione.
Volendo applicare alla contribuzione un coefficiente di rivalutazione del 2% annuo netto (tenuto conto di una inflazione annua fra l’1,5 e il 2%) alla fine dei 40 anni di lavoro il nostro travet si ritroverebbe un piccolo capitale di €. 561.738. Ogni anno il 2% di questo capitale effettivamente nelle mani del nostro lavoratore gli frutterebbe 11.230 euro. Cifra, già questa calcolata con questo misero tasso, superiore al 60% del suo stipendio. In più, c’è un capitale.
E’ un esempio, ovviamente, con tutti i difetti e i limiti di un calcolo di questo tipo. Serve però a dare comunque una dimensione di quello che il nostro lavoro accantona e può accantonare anno per anno, ma soprattutto di quanto capitale derivante dal nostro lavoro resta nelle mani dell’INPS e che noi non vedremo mai e che non lasceremo a nessuno.

Nessun commento:

Posta un commento