Senzapensione

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Effetti della pensione del futuro

venerdì 9 dicembre 2011

lettera al Ministro Fornero

Paga solo l’Italia di mezzo.

Gentile Signora Ministro,

c’è una Italia di Mezzo che da 16 anni sa che il proprio futuro pensionistico non sarà quella del collega che, per gli stessi 16 anni, ha visto andare in pensione nella tranquilla prospettiva del retributivo, con 35 anni o anche meno di lavoro e con qualche fortunata “finestra”.
Per 16 anni, quell’Italia, è stata anche consapevole che il proprio stipendio valeva sempre meno perché, pur nella prospettiva di lavorare di più e contrariamente al significato del contributivo, avrebbe alla fine fruttato meno di quello di quel fortunato collega .
A quest’Italia che oggi si fa carico delle pensioni degli altri e contemporaneamente deve pure pensare a come integrare il proprio futuro trattamento pensionistico, a quest’Italia dallo stipendio bloccato, dei contributi rivalutati secondo l’andamento dell’inesistente Pil degli ultimi 10 anni, a quest’Italia priva di rassicuranti prospettive e di liquidazione Lei, Signora Ministro ha pure chiesto di sopportare i nuovi sacrifici per assicurare il futuro di chi deve venire.
Di grazia, a quest’Italia, poi, chi ci dovrà pensare?
Contribuiamo per il beneficio di chi è davanti a noi e anche per chi è dietro a noi. Non Le sembra che qualche cosa ci sia anche dovuto?
Sarebbe bastato poco.
Come chiedere a quel 7% di pensionati che “gode” del 25% del fondo pensioni (45 miliardi e passa) un piccolo contributo progressivamente commisurato al livello della pensione goduta. Diciamo, un misero 10% complessivo, 4-5 miliardi da destinare in parte per addolcire il futuro di oggi contribuisce e in parte magari per sostenere quegli ammortizzatori sociali tanto necessari per garantire il funzionamento un più equilibrato e moderno mercato del lavoro.
Invece NO! I diritti quesiti non si toccano, indipendentemente da come sono stati acquisiti e da quanto, ormai sono odiosamente avvertiti.
Principio meritevole di tutela quello dei diritti quesiti, il cui rispetto ha però un limite naturale. Quello di non divenire alla fine contrario all’interesse collettivo.

C’è un’altra questione che vorrei sottoporre alla Sua attenzione. E’ pacifico, si andrà in pensione più tardi e vi si arriverà ben dopo i 65 anni. Una età che non permetterà a molti di impegnarsi nel prosieguo di una qualsiasi attività lavorativa da cumulare con la pensione. Certo, servirebbe, dato il livello della futura pensione. Ma a 66-67 anni, normalmente, chi ti vuole?
Dunque, a chi serve l’attuale facoltà di cumulare la pensione ad un eventuale compenso da lavoro autonomo o dipendente?
Nel vigente sistema, Signora Ministro, l’abolizione del divieto di cumulo disposta dal Governo Berlusconi al suo insediamento e da tutti salutata come una conquista, è unicamente un ulteriore privilegio riconosciuto a chi, privilegiato, in termini di fruizione della pensione lo è già. Solo questa categoria ne può godere e, in futuro, al più qualche fortunato ruolo dirigenziale, pubblico o privato che sia.
Un privilegio per chi già è in pensione ed un impedimento, una limitazione, per chi oggi cerca una occupazione. Per quei giovani che la manovra vorrebbe tutelare.
Le faccio un esempio pratico. Giri per qualche ospedale, verifichi la carenza di medici e in quali discipline e chieda quanti sono quei medici che negli ultimi 3 anni sono corsi in pensione per essere poi riassunti dalla stessa azienda con contratto di consulenza o di sumaista.
Sono sicuro, resterà meravigliata nel verificare il non esiguo numero di giovanili pensionati che continuano a lavorare nelle nostre strutture sanitarie.
E non ne faccia una colpa ai giovani ed alla loro poca voglia di impegnarsi. A tarpare le ali ai giovani, a limitarne le scelte e le aspirazioni, paradossalmente, ci ha pensato una casta di ex sessantottini con il blocco degli accessi all’Università.
Distinti saluti.

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